Lingue
Uxori dulcissimae Crispia Salvia
Scovato un ipogeo, unico nel suo genere, nei pressi di Via Massimo D’Azeglio a Marsala.
Nel 1996, nell’area della necropoli di Lilibeo, è stato rinvenuto un ipogeo che è unico nel suo genere, poiché le pareti sono interamente dipinte. L'Ipogeo si trova al di sotto di un edificio di cinque piani sito in via Massimo D'Azeglio a Marsala. La tomba fu realizzata tra la fine del II e gli inizi del III sec. d.C. ma fu utilizzata almeno fino al IV sec. d.C.
Una scala di 10 gradini, che funge da corridoio d’accesso (dromos) (fig.1), porta nella stanza sotterranea di forma trapezoidale (a forma di trapezio); nelle pareti sono state ricavate quattro nicchie rettangolari e due arcosoli, per accogliere almeno sei sepolture e al centro dell’ambiente vi era un altare per le libagioni ai defunti.
Sul pavimento, davanti alle quattro sepolture, si trovano delle cavità, munite di coperchio, connesse anch’esse ad un particolare rito funebre, il refrigerium. Si pensava infatti che, versando dei liquidi, direttamente nel terreno o in dei recipienti, i defunti potessero ricevere le offerte fatte loro dai parenti.
Una lastra d’argilla, appesa alla parete di una delle nicchie, ci dice che lì era sepolta Crispia Salvia, morta a 45 anni, moglie dolcissima di Giulio Demetrio con il quale visse in armonia (il testo latino dice “con animo lieto”) per 15 anni.
La tomba era stata violata in antico, quindi non si è conservato il corredo. È stato possibile invece recuperare due scheletri umani; uno appartenente ad una donna, morta tra i quaranta e i cinquanta anni, di statura e corporatura minuta, l’altro di un uomo di circa sessanta anni che aveva avuto dei problemi di salute. Si tratta forse di Crispia Salvia e del marito.
Le pareti della camera presentano su uno sfondo bianco una distesa di fiori rossi, in mezzo ai quali sono dipinte scene e simboli collegati con la concezione religiosa dell’oltretomba (fig.2). Le nicchie sono decorate con figure alate che sorreggono ghirlande di fiori con pavoni su alti cesti insieme a melograni (fig.3), tutti simboli di immortalità. Sulle pareti della stessa nicchia sono dipinte due scene: l’una che raffigura cinque personaggi maschili che danzano procedendo verso una figura femminile seduta che suona il doppio flauto (fig.4), l’altra un banchetto funebre cui partecipano cinque uomini, seduti intorno a un tavolo a forma di ferro di cavallo, che bevono vino rosso da bicchieri di vetro (fig.5).
Dato che i personaggi delle due scene sembrano essere gli stessi, si può forse trattare di due momenti della stessa cerimonia.
Cliccando QUI si potrà ammirare la composizione della stanza stessa.