Lingue
Le difese del mare
Quando la Natura fa da sola
Il mare quando è arrabbiato non bisogna entrarci, l’ha detto Peppe il pescatore, che quando fa brutto ripara reti e nasse.
Nessuno capisce il mare. Vuole essere ignorato. Gli isolani lo sanno. Le femmine stanche, i vecchi sulla panchina, i pescatori pure, guardano l’azzurro dell’orizzonte ma il mare no.
Quelli galleggiano, appestano l’acqua limpida, salata, una volta pura dagli idrocarburi. Arrivano con il caldo, in sciami. Vogliono riscuotere la felicità estiva, senza cura della Natura che li ha creati.
Loro il mare lo vedono, lo vogliono conquistare, sfruttare, riempire di corpi, svuotare dei tesori. Ma non lo conoscono.
Il mare non chiede nessuno, solo i pesci, a volte neanche quelli, e li butta sulla terra. Butta indietro anche chi vuole galleggiare nella risacca. Li butta sulla roccia.
Che è femmina e lo difende da millenni. E’ dura e impenetrabile, offre i torrioni gotici, si fa ripida e sconnessa ma anche piatta e scivolosa.
Un’altra femmina protegge il mare. Bollente e profonda, li ostacola affondandoli per metri e metri. Li fa sudare e scotta i loro piedi. Ruba gli anelli che le cadono addosso. E poi un’altra alleata ancora, i suoi capelli da dea marina sono tentacoli, si annodano alle loro gambe, si ammassano a riva e diventano montagne. Da lontano sembrano scogli.
Il mare ama queste femmine. Le lambisce, le invade, le frusta ma ne ha bisogno. Sono limite e contenimento. Senza di loro non esisterebbe.