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Alice nello specchio
Un giorno, all'improvviso:
Un giorno, capitando d'improvviso: una piccola chiesetta di montagna, una stanza dentro il tempo e davanti l'infinito.
Nelle Egadi ci puoi entrare anche attraverso una cornice. O una porta.
Porte strette e allungate, o piccole finestrelle quadrate che qua qualunque cosa rendono un dipinto; se vuoi.
Basta SAPER guardare.
Guardare all'insù, nei cieli tanto limpidi, o attraverso.
Attraverso aperture che costellano le case, i ristoranti, i bar, i chioschi..., e le chiese.
Si, anche le chiese, come una minuscola antichissima chiesa di montagna sperduta e solitaria che davanti a un semplice tavolo di pietra su cui posa un modesto crocifisso ti mette di fronte all'infinito.
Un'unica stanza e pochi passi per accarezzarla tutta; dietro una forma di abside appena accennata scolpita chissà da chi e davanti un quadro aperto, nè vetro nè null' altro, ti si apre su un blu a strapiombo tra aria e mare di cui non scorgi i confini.
E così, anche SAPER accorgersi.
Accorgersi che ciò in cui ti stanno facendo entrare è un gioiello, se sai vederlo; è un mondo lì fermo nella luce che lo sta attraversando, come te.
Allora "Alice attraverso lo specchio" sei anche tu, ti sembra, in quel tempo e in quel momento mentre guardi e mentre ascolti.
Perchè le Egadi ti offrono proprio questo: suoni, tanti suoni; belli, strani, particolari, ma silenzio, anche, spesso.
Silenzio da quel caos urbano a cui siamo tanto abituati se hai la voglia di spostarti un pò più in là del porto, delle calette e dei luoghi meno facili, se lo cerchi e te lo meriti.
Silenzio per sentire quello che non riesci mai a sentire là dove traffico, semafori e rotonde litigano in una frenetica diabolica danza che tutti incattivisce prima o poi.
È così che "i suoni" belli parlano e cantano lungo i profili duri e montagnosi delle tre piccole isole.
È così che respiri, finalmente.
Respiri guardando... E gliene sei grata.
foto di Gianluigi Zautredi Boleto e di Vito Vaccaro