I re di Sicilia senza corona

I Florio, ovvero gli innovatori di un’epoca

di Entoni Calamunci

Pochi sono quegli italiani che hanno avuto modo di annoverare, tra le proprie conoscenze, i reali di tutte le Russie. Pochissimi sono poi quegli industriali che hanno avuto l’onore di ospitarli nelle proprie dimore. Il soggiorno dei Romanov, avvenuto a Palermo a metà dell’800, è passato agli annali, tanto da essere argomento di chiacchiericcio ancora in voga nel periodo della Belle Époque. La famiglia Florio, di origini calabresi ma trasferitasi a inizio XIX secolo nel capoluogo siciliano, ha potuto farsi fregio di questo importante privilegio; gli augusti russi hanno soggiornato nello splendido palazzo Butera all’Olivuzza. L’imperatrice Alessandra Fedorovna si innamorò, inoltre, della residenza Quattro Pizzi all’Arenella, tanto da farsene costruire una copia a San Pietroburgo. Tra gli altri, anche l’imperatore tedesco Guglielmo II era assiduo frequentatore di casa Florio.                                 

contribuiscono ancora a rendere grande la Sicilia in tutto il mondo                                                                                                     

La spiccata capacità di investire i propri capitali in settori pioneristici ha permesso a questa dinastia di monopolizzare intere fasce di mercato. Ignazio Jr e Donna Franca non avranno sicuramente bisogno di presentazioni. L’avvento dell’Unità, crisi economiche e vita mondana, condurrà gli eredi di questa famiglia al tracollo finanziario. Saranno costretti a smantellare e vendere flotte navali, tonnare, solfatare e cantine vinicole; tesori che i predecessori avevano duramente costruito in un secolo e mezzo di dominio. Le innovazioni, i prodotti e gli eventi introdotti da questo casato non sono stati dimenticati. Anzi, contribuiscono ancora a rendere grande la Sicilia in tutto il mondo.                       

 Proprio qui nascerà la cantina dove verrà prodotto il vino liquoroso, omonimo della città costiera.

La Tonnara fondata a Favignana nel 1874, ha consentito di apportare sul mercato internazionale un nuovo modo di consumare il pregiato tonno: non più sotto sale ma in olio d’oliva e inscatolato nelle latte. Quasi quarant’anni prima, già con un piccolo patrimonio accumulato, avevano acquistato importanti vigneti nelle zone di Marsala. Proprio qui nascerà la cantina dove verrà prodotto il vino liquoroso, omonimo della città costiera. Consumato, originariamente, da poveri e contadini, i Florio riusciranno ad affinare la fermentazione del Marsala, utilizzando apposite botti realizzate con legno proveniente dal Nord America. I commerci esteri erano possibili grazie alla presenza di una flotta navale che permise, inoltre, a miglia di immigrati siciliani di giungere in luoghi lontani, alla ricerca di una vita migliore. La passione per le auto e per il mondo delle corse porterà la famiglia ad inaugurare, nel 1906, la Targa Florio. Tra le più antiche gare automobilistiche insieme alla Mille Miglia, oggi è divenuta una competizione di rally che ha mantenute molte similitudini con l’evento originario. Pur essendosi estinti alla fine del XX secolo, nel panorama collettivo siciliano (e non solo), i Florio vengono ancora considerati al pari di re e regine. Dei “leopardi” che hanno saputo intraprendere, con velocità, astuzia e successo, la strada della modernità, contribuendo ad ideare la Sicilia stessa.

foto di testata da identitadiclio.com, archeologiaindustriale.net e da palermo.italiani.it

 

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